L'istituto Salesiano S. Eusebio

LA STORIA DEI SALESIANI
 
 
La storia sociale ed economica della Sardegna non era conosciuta dal governo centrale. Furono pertanto commissionate alcune inchieste parlamentari. Quella del 1867 si concluse con un nulla di fatto; gli incaricati infatti non produssero alcuna documentazione. Una successiva azione si ebbe nel 1877, questa volta le proposte formulate rimasero sulla carta. Un lavoro serio e scrupoloso fu condotto dal Pais su incarico dell’allora primo ministro Crispi. il Governo fece tesoro dei risultati con la legge del 2 agosto 1897 sui provvedimenti speciali per la Sardegna, seguita da altre nel 1902 e nel 1907, coordinate, in questo stesso anno, in un testo unico nei diversi titoli del quale si provvedeva al credito agrario, all'agricoltura in genere, alla sistemazione idraulica e ad altri importanti problemi. Con tale legge molto si fece, è vero, ma bisogna dire che rappresentava solo un primo passo per la rigenerazione dell'Isola.
 
 
 
 
 
 

Un problema assai grave colpiva la regione. La pubblica istruzione era quasi inesistente e l'analfabetismo regnava sovrano: due licei erano presenti a Cagliari e Sassari, qualche ginnasio, qualche istituto tecnico e magistrale erano stati istituiti in altri centri. La situazione era così grave da spingere le famiglie più agiate a mandare i propri figli a studiare in centri specializzati fuori dalla Sardegna. Era questa una soluzione possibile per i ceti abbienti, tutti gli altri dovevano accontentarsi di una istruzione assai carente e di una vita finalizzata, fin dalla più tenera età, al lavoro nei campi o dietro il bestiame. Il problema si presentava uguale in tutte le contrade dell’Isola; ovunque, chi aveva la volontà e la possibilità di studiare, doveva varcare il mare ed accasarsi presso qualche collegio in “continente”. Tale appariva la situazione anche a Lanusei. Qui i ragazzi di ambo i sessi giunti all’età di 8/10 anni si recavano nei campi per raccogliere legna, frutta o per esercitare la pastorizia. Sono questi gli anni in cui si diffonde in tutta l’Italia l’insegnamento di Don Bosco. Il Santo ha realizzato una congregazione volta alla assistenza dei giovani con la realizzazione di scuole e opere pie. L’operato dei salesiani diviene presto proverbiale anche grazie alla diffusione dei due opuscoli “Letture cattoliche” e “Bollettino Salesiano”. Il resto lo fanno i giovani di Don Bosco, emarginati instradati verso un lavoro ma anche i ricchi e i benestanti che hanno avuto la fortuna di conoscere l’uomo o hanno potuto studiare presso una scuola da lui fondata. Molti studenti sardi frequentano il liceo di Alassio dove vengono accolti amorevolmente da operatori e insegnanti. Uno di questi giovani proviene da Lanusei, si tratta di Antonio Giua figlio di Efisia e Stefano Giua. Su invito dell’allora parroco Don Murru, Antonio si reca in Liguria dove, dal 1884 al 1890 frequenta il ginnasio e il liceo. Tornato a Lanusei il Giua conservò ottimi rapporti con i suoi educatori ed in particolare con Don Luigi Rocca. Intanto la situazione al paese non era migliorata. Chi voleva una istruzione doveva recarsi fuori. L’unica scuola per la preparazione dei maestri, la cosiddetta Scuola Normale (o Magistrale), istituita nel 1884 veniva chiusa nel 1896. Questo istituto che nel 1894/1895 vantava solo 6 alunni era definito dal vescovo De Pau […] scuola anormale e di empietà. Fu anche per supplire ad una cronica mancanza dello Stato che la popolazione di Lanusei si rivolse ai salesiani di Don Bosco. Dapprima fu il giovane Giua a scrivere a Don Rocca divenuto intanto Economo Generale della Società Salesiana. Il nuovo incarico, ottenuto nel 1895, prevedeva tra le altre cose la supervisione sulla fondazione di nuove scuole. In precedenza, nel 1893- 94, la stessa Giunta Comunale aveva rivolto un’analoga richiesta, ma la mancanza di personale aveva indotto i salesiani a desistere. Qualche tempo dopo, una nuova petizione, , fu firmata da 87 persone. Tra queste i maggiori personaggi della città, la Giunta Comunale, il parroco Don Murru e lo stesso Antonio Giua. In quella occasione si proponeva l’assistenza di tre giovani avvocati disposti a supplire provvisoriamente alla carenza di personale salesiano Nel febbraio 1898 don Rocca scrisse al Giua comunicandogli che, su incarico del Rettore Maggiore Don Rua, si sarebbe recato a Lanusei per un sopralluogo. Accompagnato da don Tommaso Pentore, il prelato giunse in Ogliastra il 20 aprile dello stesso anno. Per la prima volta due salesiani sbarcavano in Sardegna. La Giunta Comunale ottenne in affitto dal Ministero della Pubblica Istruzione, i locali dell’ex scuola magistrale e li cedette ai Salesiani promettendo immediati lavori di adeguamento. Nel giugno successivo Don Rua comunicò la propria approvazione al Sindaco e all’avocato Giua. Il 27 ottobre 1898 giunsero a Lanusei i salesiani don Severino Anedda, don Evasio Spriano e don Giacomo Cattaneo guidati da don Matteo Ottonello e accompagnati dallo stesso don Luigi Rocca per aprirvi il collegio- convitto. La festa durò poco. Di li a qualche settimana iniziarono le lezioni ma subito sorsero delle difficoltà. Il Ministero richiese indietro i locali poiché l’affitto era concesso per l’apertura di una scuola pubblica e non, come invece era avvenuto, per la realizzazione di un centro culturale privato. Le proteste furono immediate; si mossero congiuntamente il vescovo dell’Ogliastra Monsignor Paderi e il Sindaco Lotto. Intanto nuovi centri dell’Isola offrivano le loro strutture ai salesiani. La popolazione decise allora di costruire un nuovo edificio per ospitarvi il collegio. Il Comune offri un vasto terreno, la congregazione si propose per finanziare l’opera. Nonostante non fosse consuetudine dei salesiani edificare, Don Rua, ascoltando la voce dei lanuseini e le considerazioni dell’ispettore don Cesare Cagliero, decise di continuare l’opera di scolarizzazione.

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